25 | 06 | 2015

La storia

Questa non è la storia di una produzione agricola. Questa è innanzitutto la storia di un’intuizione felice che ha potuto alimentarsi e perpetuarsi fino ad oggi grazie alla caparbietà, all’entusiasmo e, senza timore di usare una parola spesso inflazionata, all’amore di un manipolo di uomini e donne che hanno legato radici e futuro al territorio su cui si sono trovati, per nascita o per scelta, a vivere .
L’idea, forse pionieristica, certo inconsueta per la Basilicata, balena nella testa di Innocenzo Colangelo negli anni 90, ed è quella di importare degli alberi di pistacchio per piantarli nella piccola azienda di famiglia, situata in Contrada Sauro-Capalbi, a 350 metri sul livello del mare e affacciata sul fiume Sauro, in territorio di Stigliano, paese della provincia di Matera.
Assecondando l’intuito, Innocenzo e il fratello Nicola partono per la Grecia e vanno a incontrare il rettore dell’Università di Atene, una personalità nel campo dell’agronomia, che, convinto della bontà dell’idea, segue i due fratelli in Italia per fare una perizia sull’idoneità del terreno. Il verdetto è assolutamente incoraggiante e i Colangelo, con non poche difficoltà (la libera circolazione delle merci in Europa aveva ancora molti ostacoli) organizzano la prima spedizione dalla Grecia verso il porto di Brindisi delle prime piante di pistacchio destinate alla Basilicata.

Comincia così, con 5 ettari dei coltivazione, la storia dei pistacchieti di Stigliano.

La passione per l’agricoltura ha nel frattempo contagiato un altro membro della famiglia, il cugino di Innocenzo, Vincenzo Maria Ricciuti, che nella tenuta stiglianese fin dall’infanzia è ben contento di trascorrere estati e festività, in compagnia dei nonni e dei cugini più grandi, con i quali ama inoltrarsi nella campagna. Subito dopo la laurea alla facoltà di Agraria, all’Università di Basilicata, Vincenzo non ha esitazioni: decide che della gestione dell’azienda di famiglia, fino ad allora dedita principalmente alla coltivazione dell’olivo, del grano duro e di ortaggi a pieno campo, vuol farne un lavoro. Spinto dall’entusiasmo contagioso del cugino Innocenzo, decide di investire maggiormente nel pistacchieto, acquisendo nuove conoscenze (si reca a Bronte, ma anche in Spagna e California per carpire i segreti di questa coltura) e ampliando l’azienda, fino a farne oggi, con i suoi 30 ettari, e le sue seiemila piante di pistacchio, la più vasta coltivazione a filari dell’intero Paese, e sicuramente una delle più grandi d’Europa. Si tratta di un prodotto non facile: i primi frutti si sono avuti solo a distanza di 10 anni, e solo da 5 o 6 anni quella di Vincenzo Ricciuti è l’unica azienda in Italia ad avere una produzione stabile. Sono stati più di centocinquanta i quintali raccolti lo scorso novembre.


A contribuire al salto di qualità, non solo di quantità, di questa moderna realtà agricola, è Cupido, che nel frattempo aveva scoccato la freccia e fatto incontrare Tiziana Auletta, potentina di nascita, una laurea in economia e già imprenditrice, con Vincenzo. Lei non esita a seguire quello che poi diverrà suo marito, in questo angolo di Basilicata: una scelta di vita che le fa venire voglia di applicare il suo talento imprenditoriale in un’attività tanto diversa dal suo passato ma assolutamente stimolante: esportare la qualità dei pistacchieti di Stigliano al di fuori dei confini regionali.
Vincenzo la asseconda, e le dà carta bianca, affiancandola per quelle che sono le sue competenze. In un connubio costante di tradizione e innovazione tecnologica, nella coltivazione, nella raccolta e nella lavorazione, il pistacchio di Stigliano diventa prodotto ben riconoscibile sul mercato nazionale e commercializzato in tutta Italia grazie all'omonimo marchio registrato presso il Ministero dello Sviluppo Economico.

 

 

 

 

 

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